NFT è l’acronimo di non-fungible token che in italiano significa gettone non copiabile ossia qualcosa di unico che non può essere sostituito da altro. Un NFT è un contenuto digitale che rappresenta oggetti del mondo reale come opere d’arte, musica, giochi e collezioni di qualsiasi tipo. Esso si caratterizza per essere: unico, indivisibile e infungibile (come si evince dalla definizione).
Il primo NFT mai creato si chiama Quantum, è stato realizzato nel 2014 dall’artista statunitense Kevin McCoy, ed è stato recentemente venduto per una cifra superiore agli 1,4 milioni di dollari. Chi acquista un’opera legata a un non-fungible token non acquista l’opera in sé, ma semplicemente la possibilità di dimostrare un diritto sull’opera, garantito tramite uno smart contract.
Tutto comincia con una versione digitale dell’oggetto, di solito una foto o un filmato, che non è altro che una lunga sequenza di numeri, 0 e 1 nel linguaggio binario. Tale sequenza viene quindi “compressa” in un’ulteriore sequenza, chiamata hash, derivata da essa ma molto più corta, con un processo non invertibile conosciuto come hashing. È importante sottolineare che chi possiede il documento digitale può facilmente calcolarne l’hash, mentre è praticamente impossibile per chiunque altro ricostruire un documento digitale a partire da un hash.
Il passo successivo è la memorizzazione di questo hash su una blockchain, con una marca temporale associata. Possiamo definire la blockchain come un insieme di tecnologie in cui il registro è strutturato come una catena di blocchi contenenti le transazioni e il consenso è distribuito su tutti i nodi della rete. Tutti i nodi possono partecipare al processo di validazione delle transazioni da includere nel registro.
L’NFT tiene al suo interno traccia delle vendite dell’hash, in modo che risulta possibile tracciare i passaggi di mano dell’hash, fino al suo creatore, quindi dimostrandone il possesso. Questo meccanismo fornisce quindi una prova di autenticità e, al contempo, di proprietà dell’opera.
Per acquistare un NFT dobbiamo quindi servirci di una blockchain. Nella stragrande maggioranza dei casi si tratta della blockchain di Ethereum, anche se il mercato si sta rapidamente affollando di concorrenti, tra cui spicca Flow Blockchain (che si è “accaparrata” la vendita tramite NFT delle migliori giocate dell’NBA) oltre ad alcune new entry come Binance Smart Chain, TRON e EOS.
Creare un NFT è estremamente facile e il costo è limitato a quello della transazione necessaria per inserire nella blockchain prescelta il nostro prodotto digitale. Un buon punto di partenza è ad esempio il marketplace di Open Sea, che consente, muniti di un semplice wallet Ethereum e di un account MetaMask (un’estensione browser compatibile con Chrome, Firefox ed Edge) di iniziare a creare i propri NFT. In alternativa a MetaMask è possibile utilizzare ulteriori estensioni, come ad esempio Coinbase Wallet o Fortmatic.
Una volta che si è in possesso di questi elementi, il punto di partenza è ovviamente l’opera che si desidera trasformare in token digitale. Tecnicamente è possibile inserire in un NFT qualsiasi tipologia di file, ma le piattaforme di scambio domanda/offerta solitamente consentono la creazione di NFT solamente in un numero limitato di formati immagine, audio, video. Di solito ci sono anche limiti di dimensioni, Open Sea ad esempio ha un limite di 100 MB, ma consiglia ai creatori di non superare la soglia dei 40 MB.
Il costo della creazione dell’NFT dipende dal costo della transazione su Ethereum (al momento in cui si scrive oscilla fra i 10 e i 100 euro). In seguito, il costo puro della creazione dell’NFT è pari alla transazione su Ethereum, salvo si opti per piattaforme più “esclusive” dove è possibile che vengano addebitati anche dei costi di servizio. Una volta che il nostro wallet è accreditato, alcune piattaforme consentono anche di vendere NFT senza pagare nulla.
A quel punto non resta che vendere l’opera. Nei vari marketplace è possibile proporre l’NFT a prezzo fisso o in asta, aggiudicandolo al miglior offerente entro un periodo di tempo determinato.
Il concetto di NFT è strettamente collegato a quello di Metaverso: sono parole spesso utilizzate nella stessa frase, ma in realtà sono concetti strettamente legati tra di loro, con funzioni ed obiettivi differenti. Il termine metaverso fu utilizzato per la prima volta nel 1992 da Neal Stephenson, un autore di fantascienza statunitense nel suo celebre romanzo Snow Crash, e stava ad indicare un mondo virtuale in 3D popolato da repliche umane digitali. Non esiste un unico metaverso, ma molti differenti, con caratteristiche e regole proprie. Di metaverso ne abbiamo sentito parlare soprattutto negli ultimi tempi grazie a Mark Zuckerberg e al lavoro di rebranding operato su Facebook che modifica il nome della sua società in “Meta”, appunto come abbreviazione di Metaverso. Se andiamo a cercare il termine nell’enciclopedia Treccani troviamo questa definizione: Termine con il quale si definisce una zona di convergenza di spazi virtuali interattivi, localizzata nel cyberspazio e accessibile dagli utenti attraverso un avatar con funzione di rappresentante dell’identità individuale. Di fatto un metaverso è composto da tanti NFT, ma non è vero l’inverso: i token non fungibili possono esistere anche al di fuori del metaverso, come elementi a sé stanti.